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Il sesso e la trasgressione in età medievale

Il Medioevo ci ha indubbiamente lasciato tantissime testimonianze di arte e cultura in generale, è ricordato come un’età durante la quale si sono susseguiti innumerevoli avvenimenti che hanno segnato il corso della storia, ha visto nascere nuove civiltà e morire quelle più vecchie; artisticamente è forse stata una delle epoche che ci ha lasciato più materiale su cui studiare, ma allo stesso tempo è stato anche il periodo in cui la repressione ed il bigottismo hanno sempre ‘tappato’ in un certo senso l’argomento sesso, ritenendo ogni tipo di pratica sessuale immorale, peccaminosa, o addirittura influenzata dal demonio.

Parliamo di un periodo storico contraddistinto da una fortissima religiosità, ed il sesso era a tutti gli effetti considerato un tabù; erano tantissime anche le proibizioni, come ad esempio la strana usanza di non praticare sesso nei giorni di Natale, Pasqua, Pentecoste, ed Assunzione, giorni dove invece i bordelli e le case d’appuntamento erano aperti h 24, o come quella di dover fare sesso unicamente nella posizione ‘standard’ ovvero quella del ‘missionario’, ritenuta a quei tempi la unica e sola perchè più idonea al concepimento.

Il Medioevo, la prostituzione, la masturbazione

Il fatto stesso che fosse proibito fare sesso nei ‘giorni sacri’ menzionati prima, mentre i bordelli e le case d’appuntamento delle meretrici erano aperti 24 ore su 24, fa capire quanto il bigottismo abbia caratterizzato l’età medievale, ed è forse proprio per questo che molti storici l’hanno ribattezzata età buia. Stranamente, la prostituzione non era bandita o vietata, anzi; veniva meglio considerato l’uomo che faceva visita ad una meretrice rispetto a colui che invece ‘forzava’ i desideri della propria consorte, o che addirittura praticava autoerotismo.

Anche a proposito della masturbazione c’erano grandi controsensi e contraddizioni; non si è mai capito infatti perché l’atto di praticare autoerotismo fosse in un certo senso tolleratose a farlo erano le donne, guardato con disprezzo ed addirittura condannato se erano invece gli uomini quelli che si masturbavano. Teologi e medici dell’epoca, giusto per completare questo bel quadretto medievale quasi ridicolo, consigliavano addirittura quante volte settimanali era meglio fare sesso, sostenendo che la giusta misura fosse due volte a settimana, ma non di più.

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La Chiesa ed il suo ‘freno’ al sesso

Durante il Medioevo, periodo storico durato come sappiamo più o meno un migliaio d’anni (dal 476 al 1492 d.C.), le istituzioni religiose cercarono con tutti i mezzi di tenere a freno gli impulsi sessuali delle persone, cercando anche di limitarne le potenzialità riproduttive; non solo veniva caldamente consigliato di non tenere più di un paio di rapporti settimanali, ma venivano imposte anche delle regole su come e quando farlo.

Niente sesso di Domenica perché era il ‘giorno del Signore’, niente neppure il Venerdì ed il Sabato perché giorni di confessione e preparazione alla liturgia, impossibile anche nei giorni di importanti festività cristiane come Pasqua, Natale, Pentecoste, Assunzione; c’erano in pratica divieti di ogni genere, mentre nel frattempo i bordelli e le case d’appuntamento lavoravano a pieno regime. Venivano inoltre categoricamente vietati rapporti orali, considerati altamente peccaminosi, così come quelli da dietro, e gli omosessuali venivano addirittura condannati con la pena di morte per commettere reati gravi contro Dio.

I preti potevano sposarsi e procreare

Una delle tante e vistose contraddizioni che hanno caratterizzato il Medioevo, sempre restando nell’ambito di quello che era il modo di intendere il sesso, è certamente rappresentata dal fatto che mentre, come abbiamo già avuto modo di constatare, la Chiesa imponeva regole e divieti di ogni genere, tollerava invece il fatto che i preti potevano sposarsi ed avere figli, licenza che successivamente sarà abolita e mai più ripristinata; agli uomini comuni era invece consentito praticare sesso, ma soltanto per fini riproduttivi.

Era quello anche il periodo dell’amor cortese, quello cantato da trovatori e menestrelli, quello delle nobili corti provenzali, quello in cui il concetto basilare era: “soltanto chi ama possiede un cuore nobile”, ma nello stesso tempo non si poteva assolutamente amare una persona del proprio stesso sesso, l’omosessualità e la sodomìa erano disprezzatissime e messe al bando, tanto da essere punite con mutilazione, impiccagione, o addirittura rogo.

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